
Ancora 84 Paesi disseminati di mine su una superficie di circa 200.000 chilometri quadrati, 13 nazioni continuano a produrre ordigni anti-uomo o si riservano il diritto (tra cui Usa, Russia, India, Pakistan, Cina, Vietnam) e in altrettanti luoghi del mondo gruppi armati ribelli ne hanno fatto uso: è questa la situazione internazionale, comunque in leggero miglioramento rispetto al passato. L'obiettivo è di richiamare l'attenzione sul difficile lavoro di bonifica che oggi viene svolto in 37 paesi, dove nel 2004 sono stati sminati complessivamente 135 chilometri quadrati (gli interventi più ampi in Afghanistan e Cambogia), per permettere a chi vive in contesti post-bellici di tornare a una vita normale. Il costo umano è elevatissimo: secondo la Campagna italiana contro le mine, ogni anno rimangono vittime di incidenti dovuti a ordigni inesplosi tra 15.000 e 20.000 civili, mentre è in costante crescita il numero di persone che, a causa di questi incidenti, sono costrette poi a vivere con gravi menomazioni. 
200 mila chilometri quadrati di mine: per intenderci un'area grande quanto Inghilterra e Scozia.
Quest'estate sono andato in Cambogia con Albi. Visitando i siti archeologici c'erano cartelli che invitavano i turisti a non avventurarsi nei prati. La guida turistica raccomandava di non far pipì dietro il classico albero. Per non parlare della gente menomata presente ovunque.
 
 

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